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Usa, indagini fiscali: Trump rifiuta di rispondere alla Procuratrice generale

Donald Trump è arrivato negli uffici del procuratore di New York, dove sarà interrogato sotto giuramento dalla procuratrice generale Letitia James nell’ambito dell’indagine sulle dichiarazioni al fisco della Trump Organization.
Ma l’ex presidente ha fatto sapere in una nota che non risponderà alle domande “in base ai diritti che sono concessi a ogni cittadino dalla Costituzione americana” per poi scagliarsi contro la procuratrice.
“Non ho fatto nulla di sbagliato – ha dichiarato – ed è per questo che dopo cinque anni di indagine i governi federale, statale e locale, insieme alle Fake News, non hanno trovato nulla”, afferma Trump, secondo il quale James da anni sta conducendo una campagna contro di lui, la sua famiglia e la sua società. “Ha creato una piattaforma politica e fatto carriera attaccando me e la mia società”, aggiunge Trump parlando di “caccia alle streghe politicamente motivata”.
E si appella al Quinto emendamento che consente di non testimoniare contro se stessi, con il procuratore di New York. “Una volta mi è stato chiesto: ‘se si è innocenti perché invocare il Quinto Emendamento?’ Ora so la risposta – ha spiegato – Quando la tua famiglia, la tua società e tutte le persone nella tua orbita diventano target di una infondata caccia alla streghe motivata politicamente non si ha altra scelta – mette in evidenza Trump – . Se avevo qualche dubbio al riguardo, questi sono stati spazzati via dal raid dell’Fbi due giorni prima della deposizione. Non ho altra scelta perché l’attuale amministrazione e molti procuratori in questo paese hanno perso la decenza morale e etica”, ha concluso.
Il tycoon è sotto indagine per le sue società, perché potrebbe aver gonfiato i valori dei suoi asset per spuntare condizioni finanziarie migliori. “A New York City stasera. Domani vedrò il procuratore generale razzista di New York, per il proseguimento della più grande caccia alle streghe nella storia degli Usa”, ha commentato ieri sera l’ex presidente sul suo Truth Social. “La mia grande società, e io stesso, veniamo attaccati da tutte le parti. Repubblica delle banane!”.
Una potenziale svolta cruciale per le vicende giudiziarie che riguarderanno Trump, che giunge in un momento particolarmente delicato per il tycoon ed ex presidente degli Stati Uniti pochi giorni dopo la perquisizione da parte dell’Fbi nella sua residenza di Mar-a-Lago alla ricerca di documenti che Trump può aver potuto portare con sé dopo aver lasciato la Casa Bianca.
L’ex presidente ha già in passato acconsentito a deporre ma per questa specifica istanza si è mostrato a più riprese riluttante, sottolinea il New York Times, al punto da riuscire a rinviare fino a ora la deposizione considerata fondamentale per l’esito delle indagini sulla storia patrimoniale del tycoon e della sua famiglia, e nello specifico della società di famiglia, la nota Trump Organization.
L’Fbi ha vietato allo staff e ai legali di Donald Trump di avvicinarsi e assistere al “raid a Mar-Lago. A tutti è stato chiesto di lasciare la proprietà”, gli agenti “volevano restare soli senza alcun testimone che vedesse cosa stavano facendo, prendendo o, speriamo di no, piazzando delle prove”. Lo afferma Donald Trump. “Perché hanno insistito a non avere nessuno? Nessun raid c’è mai stato per Obama o Clinton nonostante le grandi dispute che avevano”, aggiunge.
E fra i sostenitori e gli alleati di Trump si fa largo l’ipotesi di una spia a Mar-a-Lago. Ed ecco che si diffonde la convinzione che nella casa dell’ex presidente ci sia una ‘talpa traditrice’ che avrebbe riportato informazioni all’Fbi e che, quindi, sarebbe dietro il blitz degli agenti federali. La talpa, sostengono, avrebbe passato all’Fbi informazioni e prove su quello che c’era realmente a Mar-a-Lago.
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